Tino e Mirco

Tino e Mirco
Un giorno Tino si spinse un po’ più in là nel prato, sempre dentro la zona consentita e raccomandata dalla mamma s’intende, ma in un territorio solitario e meno battuto. Quel pomeriggio gli amici lo avevano annoiato, sempre a prenderlo in giro per il nome (Tino era una abbreviazione di Valentino, per la cronaca), e sempre a parlare delle stesse cose, così decise di starsene un po’ per i fatti suoi.
Mentre stava passeggiando e raggiungendo il limite della staccionata, intravide tra gli alberi che qualcosa si muoveva. Oh caspita! Si avvicinò lentamente, sbattendo la coda meno possibile e cercando con i suoi zoccoletti di non fare rumore… Oh sì! Era proprio un cavallo, più alto di lui ma bianco, anzi bianchissimo. Di colpo l’altro si accorse di Tino e si girò: aveva un corno sulla fronte! Ooooooh! Che roba! Tino non aveva mai, proprio mai, visto in vita sua un cavallo cornuto!
«Ciao! - gli disse - Io mi chiamo Mirco! E tu?»
«Io… io Tino!»
Gli occhi di Mirco erano blu, profondamente blu, e aveva ciglia lunghe, ma tanto tanto lunghe e folte, che sembravano spazzole.
«Ciao Tino! Bella vista da qui eh?»
Effettivamente anche lui amava particolarmente quel punto della campagna, le colline si alzavano e abbassavano dolcemente, cambiando forma a seconda della stagione: in inverno sembravano tanti porcospini in letargo, in primavera invece… oh, in primavera! Diventavano soffici materassi di petali rosa, in cui veniva voglia di saltare e correre a perdifiato!
«Ehi Tino…. tu sai fare questo?» Ad un tratto l’unicorno alzò la coda, scalciò un po’ da dietro e in men che non si dica si materializzò un arcobaleno sul terreno, lì, coloratissimo, vivo! Tino stupefatto rispose: «Wow! No, non sono capace…»
«Eh, eh… - disse Mirco, con un po’ di orgoglio… - e questo? Questo lo sai fare?» Mirco cominciò a soffiare e dal suo alito si formavano farfalle luminose come lucciole in pieno giorno.
«No, non so fare neanche questo… » disse Tino a testa bassa e un po’ deluso. Poi aggiunse: «Ora scusa, ma devo andare. » «Ciao! Ci si vede allora!» salutò Mirco in una nuvola di farfalle volanti come stelle.
Sulla strada di casa Tino pensava che lui, alla fine era solo un povero pony con un nome buffo e qualche chiazza marrone sul pelo… oddio… era un tipo, si potrebbe dire, ma lui tutte quelle cose lì non le sapeva proprio fare. Materializzare arcobaleni con la coda, figuriamoci!
«Oh finalmente! Valentino, sei sempre in ritardo…» il nonno lo stava aspettando per la merenda.
«Sì, eccomi» rispose Tino, con il ciuffo un po’ abbassato e senza entusiasmo.
«Mmmh, c’è qualcosa che non va?»
“Uffa, sospettoso come al solito il nonno, non gli si può nascondere nulla”, pensò Tino.
«No, tutto ok… cioè… ho incontrato uno che sa fare cose pazzesche…»
«Ah sì? E chi è? Lo conosco?»
«No, no, credo sia nuovo di queste parti, si chiama Mirco.»
«Mirco? Ma chi l’unicorno?»
«Sì, sì proprio lui! Produce arcobaleni come se piovesse, lancia farfalle e stelle… nuvole rosa, azzurre… che roba!»
«Lo conosco, un tipo eccentrico vero? Eccentrico ma simpatico.»
«Già, io però tutte quelle cose lì, non sono mica capace di farle… non sono capace di fare nulla…»
«Eh, come la facciamo grossa! Ognuno ha i suoi talenti, le sue caratteristiche.»
«Sì, è vero… e poi io non ho mica un corno in fronte! Un corno! Ah ah ah!» urlò Tino, con un po’ di stizza.
«Cosa c’entra? - lo interruppe il nonno - L’unicorno è un animale raro e di una bellezza magica e speciale. Quando lo incontri ti ricorda che ognuno di noi è diverso dagli altri e che ognuno di noi, se lo vuole, può sprigionare stelle e farfalle, può meravigliare gli altri e farli stare bene.
«Anche io?» chiese Tino «Sì, certo, anche tu! Ad esempio, tu lo fai quando disegni le nuvole… li ho visti, sai, i tuoi disegni? Mi hanno fatto ripensare a quando da piccolo correvo con mia mamma nei prati vicino al mare, sentendo il profumo dell’aria salmastra… che bei ricordi! Mi hai fatto stare bene, capisci?»
«Sì, nonno, ho capito».
Il giorno seguente Tino ritornò in quel punto del prato in cui aveva incontrato Mirco.
«Ciao Tino!» Era sempre lì, oggi circondato da libellule che facevano avanti e indietro nell’arcobaleno, eppoi api, pettirossi e persino dei lombrichi fosforescenti come non ne aveva mai visti prima.
«Ciao Mirco, ti ho portato una cosa.»
«Ma dai! Cosa?» Tino porse il disegno che aveva fatto per Mirco: nuvole multicolori, tante creature sorridenti e da lontano un unicorno dagli occhi blu.
«È bellissimo! Io… ehm… io invece non so disegnare…» e una lacrima diamantata uscì fuori dall’occhio blu.
«Be’ tu non saprai disegnare, ma riesci a fare un sacco di altre cose bellissime! Guardati attorno! Anche tu sai a tuo modo far sognare!»
«Sì… è vero… Hai ragione! Che ne dici se facciamo due passi assieme.. fin laggiù?»
«Volentieri! Pronti? Via!»
State attenti se passate da queste parti, tenete gli occhi bene aperti, perché in lontananza potreste scorgere stelle, libellule, uccellini, fiori lucenti e lì in mezzo, che giocano assieme come due veri amici, un pony e un unicorno.
Photo credit: Ulf Bodin via VisualHunt / CC BY-NC-SA